Gli interventi al XVIII Congresso dei GDC dei Responsabili della Comunicazione – Davide Tabarrini e Maddalena Muccioli

Davide Tabarrini – Responsabile della Comunicazione

Il mio percorso, all’interno del movimento giovanile, è iniziato con una domanda:

“come posso migliorare la mia vita

 e quella dei miei coetanei in questo Paese?”

Una domanda veramente complicata e che, penso, ogni persona presente in questa sala si è sicuramente fatta. Da allora, il mio agire, non ha avuto che lo scopo di comprendere il funzionamento e le strategie della politica e, successivamente, applicare ciò che avrei scoperto per rispondere alla mia domanda. Tutto ciò implicava, indirettamente, un percorso di formazione personale. Con il tempo, ho compreso che l’attività politica, e quindi gli obiettivi, sono estremamente complessi. Tale complessità, ho notato, tende concretizzarsi (spesso) in sconforto da parte dell’elettorato. In particolare, rispetto a quegli obiettivi che non si riescono (purtroppo) a raggiungere. Una sensazione condivisa da tantissimi miei coetanei. È proprio questo il motivo per cui molti giovani preferiscono disinteressarsi della politica. La possibile inefficacia di questa [data dall’impossibilità di trovare un accordo anche con i propri alleati, fino al guardare troppo poco al bene della gente, o peggio, di guardare solo a quello di alcuni o al proprio] è il principale motivo di sconforto e di allontanamento dei giovani dalla politica.

Oggi l’obiettivo che dobbiamo porci è quello di colmare la distanza che, col tempo, si è creata tra politica e giovane elettorato. Ma come? Non si tratta di operazione semplice. E di sicuro richiederà tempo. Ma c’è sempre qualcuno che condivide lo spirito di resilienza e decide di anteporre obiettivi più alti ai personalismi. Si tratta quindi di uno spirito che non si è perso. Bisogna solo ritrovarlo.

Vorrei quindi servirmi di una metafora, che lo stesso professor Zamagni ha utilizzato per spiegarmi alcuni concetti legati all’economia e che io, ora, vorrei riportare nell’ambito della politica.

Per come ho avuto modo di comprendere in questi anni: la politica, e la democrazia, non sono altro che uno strumento. Una scatola. Una sorta di contenitore. Parlando in modo astratto. Un luogo che permette a tutti di esprimere la propria opinione nel rispetto degli altri, anche degli oppositori, ricercando al contempo il raggiungimento di alcuni obiettivi ritenuti importanti per la nostra comunità. Politica e Democrazia risultano essere quindi un perfetto contenitore al cui interno possiamo riporre obiettivi e idee. Uno strumento che permette ad ognuno di condividere il proprio pensiero, la propria idea, vedendo nel confronto la creazione di soluzioni ai vari problemi. Per cui è legittimo osservare che non risulta essere il contenitore, ovvero la politica, ad allontanare i giovani. Non è lo strumento in sé ad essere la causa del distanziamento.

Dobbiamo ricercare le motivazioni di questo gap altrove!

Ora. Spostiamo la nostra attenzione sul contenuto della scatola. Ovvero agli elementi che decidiamo di inserire all’interno. Come abbiamo detto, la politica non è altro che lo strumento attraverso cui: si diffondono valori e idee, si pongono obiettivi da raggiungere e, così, anche tutti i metodi con cui la politica viene applicata.

Ecco il problema. Sta proprio lì.

Non è la politica ad essere il problema del gap di distanza con i giovani ma è proprio il contenuto della politica, se non addirittura, il modo in cui essa è svolta oggi a dover essere oggetto di analisi.

Perché dico ciò?

La motivazione è facilmente riscontrabile attraverso l’osservazione della realtà attorno a noi. Gli ultimi anni hanno messo in estremo risalto le necessità dei giovani. E di esempi ne esistono davvero a volontà: da quelli formativi fino a quelli lavorativo – professionali ed anche economici. Ma non solo. Più semplicemente anche la possibilità di trovare attività ricreative in territorio, le quali, pur non essendo obiettivo (primario) della politica, sono comunque un elemento essenziale della società. A tutto ciò è collegato il tema dello sviluppo sociale, il quale nel nostro Paese risulta essere estremamente lento. In particolare per i contenuti. Queste tematiche oggi sembrano essere elementi di discussione, eppure nulla viene fatto nel concreto. Ecco qual è il vero problema oggi. Non la politica in sé, intesa come strumento, ma il contenuto e le modalità di essa. Se non addirittura, sarebbe utile presumere un’analisi ulteriore su chi ripone tali contenuti nella scatola! Se l’obiettivo è portare i giovani a re-interessarsi nuovamente della politica dobbiamo tornare a parlare con loro ed ascoltarne le necessità. Non serve altro. Ed una volta fatto ciò, lavorare in funzione di questi bisogni.

Dobbiamo cambiare il modo di far politica, lasciando strategie e discussioni futili che non permettono uno sviluppo sociale. Solo così riusciremo a creare un futuro dove i giovani saranno pienamente interessati alla politica ed ai suoi temi. Sono convinto che noi GCD potremo riuscire in questo proprio perché, in virtù della giovane età dei nostri membri, potremo comprendere i bisogni dei nostri coetanei. I nostri bisogni. Il futuro di questo movimento dovrà vertere verso gli obiettivi di maggiore ascolto e di lotta per le esigenze dei giovani di cui noi ci proponiamo come voce negli ambienti della politica.

Questo è, per me, l’indirizzo che dovrà caratterizzare il futuro dei GDC.

 

Maddalena Muccioli – Vice-responsabile della Comunicazione

Oggi ritengo che noi dobbiamo prima di tutto ricercare un confronto sia tra di noi che a livello intergenerazionale.

Non dobbiamo avere paura che il confronto possa diventare scontro. Perché se il confronto sa essere costruttivo, diventa sicuramente una occasione di crescita.

L’augurio che faccio è che i giovani possano avere il coraggio di assumere le responsabilità che ci troveremo davanti.

Per i giovani è importantissimo avere la possibilità di prendere delle decisioni, la non scelta è un’alternativa pericolosissima, perché non consente di spostarsi dal punto di partenza, e rappresenta un’occasione sprecata.

Chiedo a tutti noi di fare attenzione a non inflazionare termini come “bene comune”, “Progetto Paese”, “riforme strutturali”; penso che inflazionare questi termini può essere pericolosissimo poiché potrebbe accentuare il distacco della popolazione dalla politica.

D’altra parte non ho dubbi che questo partito abbia gli strumenti per farcela, sono sicura di questo, ne ho avuto la testimonianza.