La vittoria di Macron è la vittoria del buonsenso e dell’europeismo. Accanto alla riconferma del Presidente francese uscente, i dati che escono dalle urne fotografano però un quadro di polarizzazione su cui è importante riflettere. I risultati di questa elezione ci mostrano una realtà da non sottovalutare: esiste una base di elettorato, nei Paesi europei, che non è più collegata e non si rispecchia più nell’idea di Unione Europea e nei suoi valori. L’opacità, i tecnicismi, l’eccessiva burocrazia, ma anche la diffusione di fake news, e la situazione di confusione che si è verificata con la pandemia, il Recovery Plan, e ora nuovamente la guerra in Ucraina sono elementi che hanno concorso a restituire l’immagine di un’Europa distante dai cittadini. Quello che è andato in scena in Francia è stato di fatto un vero e proprio referendum per l’Europa; da un lato un candidato simbolo di un’Europa che vuole rilanciarsi, un’Europa più unita e forte, con la volontà di mettere al centro argomenti che anche noi, come GDC, abbiamo più volte messo in evidenza: la creazione di un esercito unico europeo e il rafforzamento dei poteri del Parlamento europeo. Tutto questo in opposizione all’Europa delle Nazioni, un’Europa divisa, che pare aver smarrito il senso profondo propugnato dai suoi stessi padri fondatori. C’è un aspetto, però, che è stato trascurato nel corso di questa battaglia elettorale, ed è il modo in cui l’Europa, questa Europa, può essere migliorata, riducendo la distanza – a volte insormontabile – che la divide dalla cittadinanza. Qui emerge una forte necessità, che anche qui a San Marino dovremmo iniziare a tenere in considerazione: quella di coinvolgere i cittadini, facendo in modo che l’Europa diventi anche per loro una vera ‘casa’. Per questo servono percorsi di formazione, culturali e di trasparenza che sottraggano quella condizione di confusione all’interno della quale trovano un terreno fertile le fake news che propagandosi contribuiscono a rendere la cittadinanza più o meno europeista a seconda del periodo e delle circostanze. L’Europa è l’unico vero obiettivo di questa fase. I Paesi che appartengono a questo continente hanno bisogno, oggi più che mai, di unità, di presentarsi con una voce sola. Un’Europa inclusiva, dove vengono rispettate le peculiarità dei territori, ma con al centro il mutuo aiuto e la solidarietà reciproca, che si rifanno ai valori cristiani che Schuman, Adenauer e De Gasperi hanno sempre difeso. In Francia siamo andati vicini allo sgretolamento di quei principi. Oggi c’è tanto lavoro da fare per riportare tutti ad essere concordi sull’importanza di un’Europa unita, sebbene si possano avere visioni politiche diverse. Questo è l’obiettivo che non dobbiamo perdere di vista: riportare l’Europa al centro delle nostre agende. Più cultura europea dentro i Paesi, non più Paesi dentro l’Europa.