Quando noi studenti, o da poco ex – studenti, sentiamo parlare di guerre nelle quali è anche solo minimamente interessata l’Europa o qualche suo Stato, tendiamo a domandarci “quali sono stati gli insegnamenti che ci hanno lasciato le guerre del ‘900?”. Le guerre scoppiano (ancora), i diritti umani vengono violati quotidianamente, le diseguaglianze ed il razzismo sono ancora vivi e vegeti. Tra i popoli vengono alzati muri e abbattuti ponti. Spesso si tende a pensare che abbiamo imparato più dal punto di vista militare che da quello umano. Ma ciò non è del tutto vero. Dai grandi e tragici eventi abbiamo tutti imparato una lezione fondamentale: la tendenza umana a dimenticare gli insegnamenti della storia ha soppiantato la necessità di ricordare quanto sia successo nei decenni scorsi. Una brutta abitudine. Oggi, però, quanto avviene a pochi passi da noi sta facendo riemergere quei valori che noi europei abbiamo compreso con la fine della seconda guerra mondiale. Valori come libertà, democrazia e uguaglianza devono essere necessariamente rammentati in questo periodo di crisi. Un periodo che sembra portarci tutti alla deriva verso una guerra che nessuno vuole, nemmeno il popolo russo e che vedrà come perdenti solamente le persone comuni. Il rispetto per la dignità umana, per i diritti umani e per lo Stato di diritto devono guidare le scelte dei politici. Scelte che dovrebbero sempre vertere verso la solidarietà e la protezione per tutti. Proprio questi valori hanno contribuito a sviluppare un’Unione, quella Europea, che possiede un’eredità culturale e una diversità linguistica strabiliante, la quale, nonostante tutto, ha saputo creare una pace tra popoli europei mai vista prima nella storia.
Quindi cosa deve insegnarci la guerra a noi europei? Moltissimo. Oggi i tempi sono cambiati rispetto alle guerre combattute in Europa nel secolo scorso. Quella odierna è un’epoca completamente diversa, così anche l’Europa, ora finalmente unità sotto un fronte comune che rimane tanto complesso quanto il processo che l’ha unificata. Oggi, le sanzioni che i Paesi UE e altri storicamente neutrali come la Svizzera e la Repubblica di San Marino stanno imponendo alla Russia hanno scopi ben precisi, in primis, condannare gli atti di aggressione ad uno Stato sovrano. Guardando alla nostra piccola Repubblica, s’intende recepire le sanzioni mediante strumenti economico – finanziari. Ciò rappresenta senza dubbio una grande presa di posizione per il nostro Paese che, nonostante la sua storica neutralità, ha sempre cercato di coltivare rapporti con tutti gli stati del mondo. Di fatto, essendo il nostro Stato immerso nel contesto geografico UE, i rapporti con la Russia viaggerebbero comunque su circuiti europei ed eventuali conseguenze negative sarebbero comunque sentite dalla Russia. Per tale motivo, sanzioni implicite o indirette si attuerebbero anche “senza accorgercene”. L’obiettivo ultimo delle sanzioni emesse, ormai da tutti i paesi occidentali, è quindi quello di isolare la Russia nei vari mercati, cercando di costringere Mosca ad una apertura al dialogo con l’Ucraina e con l’occidente e contemporaneamente fermare lo spargimento di sangue e di vite senza ricorrere all’uso delle armi. L’intervento dei giorni scorsi del SdS agli Affari Esteri, Luca Beccari, era volto proprio a rimarcare come San Marino, nel corso della storia, non sia mai stato favorevole alla guerra per la risoluzione dei conflitti. La chiave, infatti, sta nella diplomazia, nel dialogo e nel confronto. Nella giornata del 2 marzo 2022, i GDC hanno partecipato ad un incontro straordinario organizzato dall’European Democrat Students (EDS) per fare il punto della situazione sull’invasione russa in Ucraina e per valutare le migliori azioni da intraprendere per aiutare l’Ucraina stessa e la sua popolazione. In collegamento erano presenti 2 esponenti del “Solidarna Molod” (un’organizzazione politica giovanile ucraina) il Presidente dell’Organizzazione, Dinara Habibullaieva, e il Segretario Generale, Iryna Shatohina, le quali hanno spiegato la drammaticità percepita di quello che stanno vivendo in questi giorni.
Tale condizione si è manifestata palesemente quando il Segretario Generale ha dovuto abbandonare il collegamento a causa del suono delle sirene proprio a Kiev, dove risiede. Inoltre hanno colpito le frasi come: “ci hanno detto che avrebbero bombardato solo le basi militari invece sono stati colpiti anche insediamenti civili” e “non sappiamo se le nostre famiglie siano incolumi oppure no”. Entrambe hanno chiarito le reali condizioni di vita dei civili al momento e la necessità di aiuti che avviene dalla diffusione delle notizie e dalle azioni concrete mediante i punti di raccolta di beni di prima necessità (medicinali e cibo). Il messaggio che la Repubblica di San Marino insieme agli altri piccoli Stati storicamente neutrali intende esprimere è di Libertà e Pace. Noi giovani comprendiamo la necessità di non far finta di nulla. Ma proprio il concetto d’indifferenza, o di troppa focalizzazione, dovrebbe farci pensare. La recente pandemia avrebbe dovuto insegnarci che un’informazione troppo focalizzata porta ad una sorta di “infodemia” ovvero una “sovrabbondanza di informazioni – alcune accurate, altre no – che rende difficile per le persone trovare fonti affidabili e indicazioni attendibili quando ne hanno bisogno”. Oggi siamo tutti soggetti ad una pioggia di notizie provenienti dai social media o dai consueti mezzi d’informazione “in cui si incrociano e si confondono verità e falsità, dicerie e conferme, ipotesi, ecc”. Ad ogni modo, gli sforzi dell’Europa, e degli Stati democratici, dovrebbero essere indirizzati verso la creazione di un mondo senza ingiustizie e disuguaglianze, guardando anche oltre i propri confini. Le scelte dovrebbero essere guidate da quello spirito di solidarietà e protezione dei popoli che hanno portato il continente europeo ad essere un angolo di “paradiso” in questo mondo.
Noi giovani abbiamo compreso che l’indifferenza, anche quella mediatica, può essere un’arma molto potente e disastrosa, alcuni popoli del continente africano o del medio oriente potrebbero confermarlo. Come giovani, e non solo come GDC, auspichiamo che quanto stia accadendo oggi in Ucraina porti ad una consapevolezza maggiore, senza condurci agli errori e agli orrori del passato, nei confronti di Paesi extra – europei. A conferma della necessità di un nuovo approccio europeo a tali questioni, durante l’incontro dell’EDS del 2 marzo, Manfred Weber (Presidente del Gruppo del PPE al Parlamento Europeo) fece presente che oggi l’Unione Europea è innanzi ad una scelta cruciale che inciderà sul suo futuro e che farà la differenza rispetto al modo in cui essa stessa evolverà. L’UE deve preservare la condizione di pace, democrazia e libertà sul continente europeo. Da ciò pare evidente la necessità sviluppare un modello europeo di difesa comune (esercito europeo) e un canale unico di espressione della sua linea politica. I diritti di cui si fa garante sono onorevoli e speriamo di poterli garantire non solo “a casa nostra” ma anche nei luoghi in cui spesso l’indifferenza ha portato più male che bene per i popoli, come quello ucraino, che hanno sofferto e stanno tutt’oggi soffrendo l’ingerenza di soggetti o Stati terzi.
#NOWARINUKRAINE o meglio #NOWAR