Alla fine degli anni Novanta il governo britannico, mediante una relazione della “Società di Esclusione Sociale”, intraprese una ricerca su soggetti che vennero definiti come NEET. Acronimo che indica proprio quelle persone che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in attività formative quali tirocini e/o corsi professionalizzanti (Not, Education, Employment, Training).
Più nello specifico si tratta di un indicatore economico sociale utilizzato per evidenziare la condizione di stallo di questi soggetti, con età compresa tra i 15 e i 29 anni.
In generale, i dati ottenibili sui Neet, se presi in assoluto, possono evidenziare la compromissione dello sviluppo economico di una nazione. È quindi fondamentale tenere sempre monitorata la condizione sociale della giovane popolazione.
Parallelamente all’analisi risulta fondamentale approfondire il quadro delle competenze trasversali. Caratteristiche personali dei singoli soggetti. Un passaggio importante per valorizzare le professioni con soluzioni che possano incentivare gli inserimenti nel mondo del lavoro.
Oggi i dati forniti dall’ISTAT indicano che il benessere dei giovani italiani è tra i più bassi d’Europa. Una situazione critica, per il cui contrasto è stato approvato il D.L. 04/05/2023 n. 48, in attuazione delle politiche europee in materia, che prevede un incentivo per un periodo di 12 mesi per i datori di lavoro privati, …”il 60% della retribuzione mensile lorda imponibile ai fini previdenziali…”, assumendo giovani inattivi (anche detti Neet).
Il piano prevede, per chi si trova al di sotto del 31 esimo anno di età di potere essere registrati al programma “…dell’iniziativa di occupazione giovanile…”. Maggiore è l’età, minore sarà l’incentivo.
Nella nostra realtà, siamo in possesso di questi dati? Esistono delle ricerche o studi che mettano in relazione lo stato di inoccupato con i fattori e competenze esterne e trasversali che le influenzano?
Purtroppo, la risposta è in parte negativa, in quanto non siamo in possesso di tutti i dati necessari e completi da poter analizzare il fenomeno NEET, se non dati parziali o settoriali; non sussistono studi o ricerche che provino a mettere in evidenza questo fenomeno (presente in tutto il mondo) e pertanto risulta difficile poter fare una riflessione sulle condizioni dei giovani della nostra Repubblica.
Attraverso uno studio e una ricerca similare a quella avviata in altri paesi, che analizzi altresì anche i fattori esterni e trasversali con la possibilità di avanzare alcune valutazioni sui risultati ottenuti sui nostri giovani, verificando quali aree giovanili sarebbero coinvolte e quali possibili strumenti potrebbero essere messi in campo.
I dati e ricerche di un simile studio potrebbero produrre nuove valutazioni circa il nostro sistema educativo, oppure una modificazione degli incentivi nel mercato del lavoro (come avviene in Italia e in Europa) per tali fasce di popolazione.
Nei prossimi anni la Repubblica di San Marino attraverserà una carenza di forza lavoro. Dobbiamo tristemente evidenziare che il settore dell’artigianato soffre già oggi della scarsità di personale qualificato.
Per intervenire anche in relazione al fenomeno dei NEET, sarebbe interessante la possibilità di agire all’interno del nostro Centro di Formazione Professionale, attraverso ulteriori incentivi concernenti corsi specifici, stage o alternanza studio/lavoro.
Queste valutazioni rappresentano delle alternative che, seppur semplici, possono incidere positivamente sul fenomeno.
Ciò nonostante, sarebbe necessario comprendere in primis l’incidenza di questo fenomeno all’interno della nostra Repubblica, e soltanto in un secondo momento, in base alla sua portata e diffusione, predisporre strumenti reali e puntuali da mettere in campo per invertire su l’aumento dei NEET.
Maurizio Tamagnini
Membro dei GDC