Difficile trovare il giorno, il mese o l’anno di quella che fu l’ascesa della società cristiana nella vita politica italiana, sammarinese, svizzera, poi europea ed infine mondiale; certo è che a stimolare questo processo furono una serie di iniziative nate dalla necessità di sviluppare una politica vera, che doveva, e ancora oggi deve, rappresentare quei valori del popolarismo in difesa di una società libera, inclusiva, e di stimolo per l’iniziativa privata, affinché lo Stato possa realizzarsi in sevizio della vita sociale, secondo il concetto di “bene comune” di Tommaso D’Aquino.
Su questi temi, sui quali si sviluppa la cultura del “popolarismo” alternativa al “populismo”, si sono interrogati il 31 gennaio al Palazzo dei Congressi di Lugano alcuni membri dei Giovani Del Centro (attraverso il suo rappresentante Michele Roncoroni) nonché del Centro, Cantone Ticino (e il presidente Fiorenzo Dadò), della Fondazione Adenauer di Ginevra e Roma (con i loro rappresentanti Olaf Wientzek e Nino Galetti), di Italia Popolare/Popolari (di Moncalieri, attraverso il Segretario Giancarlo Chiapello), del Partito Democratico Cristiano Sammarinese (rappresentato dal suo Presidente dei giovani e Parlamentare Lorenzo Bugli), dell’Osservatore Democratico e del Centro Culturale L’incontro (rispettivamente Paolo Cicale e Fulvio Pezzati). Il tutto è stato moderato dal Professor Markus Krienke.
Obbiettivo di questo incontro è stata la necessità di risvegliare, e in alcuni casi mantenere attivi, i valori della Democrazia Cristiana, favorendo una riscoperta educativa che ci introduca ad una realtà totale e presente e ci inviti a considerare la politica “La più alta forma di carità”, per usare le parole di San Paolo VI.
È quindi emersa la necessità di tutti i presenti di riscoprire il passato, le battaglie per la libertà dell’uomo, e lo sforzo di mantenere vivo il desiderio umano contro regimi autoritari che imponevano una cultura nichilista. Poi le riflessioni su cosa abbia portato, sin dagli anni ’90, allo scioglimento in Italia della DC, causato anche dalla non comprensione dell’attualità delle battaglie, e dal difficile rapporto con il potere, non più determinato come volontà di servire un popolo, ma come esercizio di autorità, incluse le sue derive populiste. Molte le riflessioni anche sul presente e su una società sempre più liquida e imprigionata nella bolla di vetro dell’apparire e non dell’essere, fortemente incentivata dalla giungla dei social network.
Il futuro richiede quindi una cultura della responsabilità che mantenga vivo il desiderio originale dell’uomo, il rapporto con l’infinito che renda la persona soggetto vero e attivo della storia. Questa richiesta deve richiamare i cattolici all’impegno politico che, come diceva San Giovanni Paolo II, deve generare opere autentiche, reali con prudenza.
Questo impegno ha richiamato i presenti a sviluppare insieme un percorso che rinasca dall’educazione e quindi dalla formazione politica, nella riscoperta dei valori e delle battaglie comuni per la libertà, la famiglia, il lavoro e la difesa del creato, e che sappia valorizzare l’uomo e la società che lo circonda.
A tal proposito facciamo nostro l’appello di Papa Francesco nella ricerca della pace in Ucraina, e ci impegniamo in ogni sede, in particolare con le giovani generazioni, a partire dalle nostre organizzazioni giovanili, ad aiutare a comprendere quanto sia essenziale, in un mondo così interdipendente in ogni aspetto della vita, essere operatori di pace, senza cedimenti a polarizzazioni di potere o ideologiche, per far emergere quelle forze positive che, uniche e collaborative perché coscienti della propria identità, possano dare speranza per il futuro. Si tratta dell’unico riarmo possibile, quello morale.
Nella valorizzazione dello stare insieme, come società laica e inclusiva sulla base dei valori cristiani, ripartiamo dai nostri valori per un futuro di libertà e democrazia.