Nonostante non sembri un problema immediato, il calo delle nascite di un paese provoca danni economici significativi nel lungo periodo. La riduzione della forza lavoro rallenta la crescita economica e scoraggia gli investimenti, poiché oggi le aziende non si limitano a guardare gli incentivi fiscali, ma cercano territori con una forza lavoro giovane e qualificata, in grado di sostenere lo sviluppo tecnologico e l’innovazione. Il declino demografico riduce inevitabilmente la forza lavoro a causa dei pensionamenti, minacciando la sostenibilità del sistema pensionistico e causando una riduzione delle entrate fiscali, mentre aumentano le spese per il welfare e la sanità legate agli anziani.
Questo può costringere il governo a indebitarsi ulteriormente o a riallocare risorse, aggravando la pressione sulle finanze pubbliche. Inoltre, la riduzione della popolazione giovane diminuisce la domanda di beni e servizi legati alle famiglie e all’infanzia, rischiando di causare una stagnazione economica in alcuni settori.
Secondo l’Ufficio Statistica di San Marino, le nascite sono in calo costante: da 296 nel 2014 a 191 nel 2023, con solo 79 nascite nei primi sette mesi del 2024. Dal 2017, i decessi superano costantemente i nati vivi. Questo fenomeno riflette una tendenza europea, salvo poche eccezioni come Cipro, Lussemburgo e Irlanda, dove politiche mirate, come il miglioramento dei congedi parentali e le agevolazioni fiscali, hanno favorito l’aumento della natalità.
A San Marino, la legge 129/2022 ha introdotto novità importanti come maggiore flessibilità oraria e il congedo di paternità di 10 giorni. Tuttavia, riteniamo che la questione delle nascite richieda un approccio più ampio, che consideri sia gli aspetti economici che sociali. Oltre ai cambiamenti culturali che vedono i giovani più concentrati sulla carriera che sulla famiglia, San Marino affronta sfide concrete come il costo della vita elevato, la scarsità di alloggi in affitto, le difficoltà delle famiglie ad accadere a mutui e prestiti e il prezzo sproporzionato delle case, che rendono difficile sostenere le spese per crescere dei figli.
Proponiamo diverse misure per incentivare la creazione di famiglie: un fondo di maternità per le lavoratrici autonome; l’aumento del congedo di paternità e la possibilità di condividere flessibilmente un monte ore tra i genitori; incentivi per l’immigrazione di famiglie e investimenti nell’istruzione; differenziandoci dalla vicina Italia con scuole bilingue e università innovative.
Come GDC, riteniamo fondamentale che la politica dia priorità a queste questioni, proponendo azioni concrete, in particolare, è essenziale incrementare il numero di asili nido, data la crescente richiesta da parte delle famiglie. Inoltre, lo Stato potrebbe promuovere maggiormente l’opzione del doposcuola, fornendo supporto alle famiglie e contribuendo a un ambiente favorevole per la crescita dei nostri bambini. Queste misure non solo risponderebbero alle necessità attuali, ma favorirebbero anche un futuro migliore per le nuove generazioni.
Ufficio Stampa GDC